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Come è bello il mondo e com’è grande Dio!

Desideriamo condividere con voi il discorso introduttivo dell’evento di fine anno scritto e letto della Prof.ssa Simonetta Aru che è diventato l’Editoriale della Rivista prodotta con gli studenti. In essa gli articoli raccontano tutta l’esperienza vissuta intorno al Progetto tè, ideato dalla Prof. Rossana Viganò, e non solo.

“Non c’è umanità senza coltivazione della terra”

Papa Francesco

Noi “Cercatori di bellezza”

Ci vuole qualcuno che ci faccia guardare

Il lavoro che vi presentiamo è il frutto di più menti, di più mani, di più cuori uniti in un’unica direzione: cogliere il bello, il buono e il vero che ci viene incontro, ci abbraccia in modo tenero e non ci abbandona. Ci sentiamo “Cercatori di BELLEZZA”. Abbiamo cercato di guidare i nostri ragazzi in questa direzione seguendo un grande Testimone che ne ha fatto esperienza sin da piccolo.

Sono sempre rimasta attratta da quel modo di stare davanti al creato e ogni volta che vado in montagna mi sovviene quell’espressione che dice:

“Come è bello il mondo e com’è grande Dio!” 

Credo sia giusto spiegare, per chi non conosce, da dove nasce questa esclamazione, il suo significato e, quindi, il perché la si è voluta usare per guidare i nostri ragazzi in questa bella esperienza. Con la speranza, ovviamente, che possa rimanere nel cuore anche dopo, come lo è stato per me. Infatti, io non posso fare a meno di guardare il Mondo con quello sguardo. Racconta Don Luigi Giussani:

“Una mattina stavo accompagnando mia madre, che andava a messa – come tutte le mattine – alle cinque e mezza. Era una mattina di primavera, ancora fredda, ma limpidissima. Tutto il cielo era sereno. C’era una sola stella che brillava, la stella del mattino, l’ultima a cadere, così piccola ma così splendente che sembrava illuminare tutto, mentre il sole cominciava a vincere l’oscurità. Quella stella attirava tutta l’attenzione dei miei occhi e del mio cuore. Mia madre, mentre io guardavo, mi disse:
“Com’è bello il mondo e come è grande Dio!”». La scoperta della Bellezza avviene così: occorre sempre che qualcuno, padre o madre o amico che sia, ci faccia scoprire che dentro le cose “solite” vibra una Presenza infinita, qualcosa di profondo e inesorabile che rende le cose solite ogni volta nuove e vive. Ci vuole qualcuno che ci faccia guardare, scoprire che quello che vediamo è come se sorgesse in questo momento da un Infinito, dal Mistero infinito. E quando un uomo si accorge che c’è qualcuno capace di guardare le cose che sente sue con una profondità per lui inimmaginabile, non si sente Ma intuisce la possibilità di poter guardare le cose anche lui così”. 

La domanda ora è: “Come si fa a vivere così?”  Semplice: «Il desiderio accende il motore dell’uomo». Ecco, questa è la seconda questione. Quindi, per giungere alla bellezza occorre desiderarla e il desiderio spalanca. Occorre ridestare nel cuore dei nostri ragazzi il desiderio di bellezza, ma prima di tutto dobbiamo essere noi adulti posizionati così. I nostri studenti devono vedere e non solo sentire parole.

Noi abbiamo cercato con una semplice camelia, che è servita da strumento per innescare stupore e desiderio, di proporre un’esperienza carica di avventura, mistero quando le cose andavano bene, ma anche di incertezze, delusioni e cadute quando qualcosa si “ammalava”(come le piantine … e non solo). Questa è la realtà vera di tutti i giorni. Badate bene che non abbiamo mai avuto la pretesa di formare coltivatori, giardinieri, agricoltori, imprenditori. Noi facciamo mettere “le mani in pasta” ai nostri studenti perché “imparino facendo”. Quindi, imparano la fatica ma, insieme, imparano a prendersi cura di…una pianta… dirette voi. No, di loro stessi, del compagno, delle cose, perché tutto è dono. Imparano a condividere, perché l’Altro è un bene per me. Nessuno fa da solo. Imparano a convivere, perché è difficile accettarsi. Infatti sentiamo spesso l’espressione: “Io valgo e quindi perché dovrei tendere la mano all’Altro?” Imparano ad aspettare, che cresca la loro camelia, dirette voi. No, ad aver pazienza, a non correre. Le cose più belle accadono quando passeggiamo e non corriamo. In questo caso ci perdiamo tante cose. Quel bambino di prima non si è perso quella bellezza perché aveva lo sguardo teso verso l’altro, non guardava il suo piede. Abbiamo riportato i nostri ragazzi alla pazienza, all’attesa. Perché una pianta cresca ci vuole questo atteggiamento, come quello di accorgersi se sta male e andarle incontro. Atteggiamento questo dell’umano. La nostra pretesa è stata quella di trasferire dalla camelia alla loro persona l’atteggiamento di amore verso una cosa bella. E quando correvano per arrivare subito al “tè”, lì facevamo rallentare. Che bello “il passo lento”, solo così ci si accorge della bellezza e quindi è possibile arrivare a domandarci: “Da dove giunge cotale bellezza?”. E’ un cammino lungo e non abbiamo la pretesa di averli aiutati ad arrivare lì. Però abbiamo visto tanti visi e atteggiamenti che sono andati in quella direzione. Il progetto, che è partito dalla coltivazione del tè, ci ha coinvolti tutti. E’ iniziato dalla classe seconda e ha toccato le altre classi. Segno che una cosa bella contagia e spinge a cercarla in tanti angoli. Crediamo di aver aperto solo un varco nei nostri ragazzi. A noi interessava scuoterli, incuriosirli e non forzarli.

Loro devono liberamente riconoscere la bellezza e giungere al passo successivo: chi sta dietro? Io voglio saperlo? Io che cosa cerco?

Ogni progetto deve staccarsi dalla sua materialità e giungere all’umano, alla persona. A noi interessa questo nei nostri progetti: accendano il desiderio, desiderare … le “stelle”, come “cantava” Dante. A Te si volge tutto il mio desiderio!

A questo proposito, uso le parole di una canzone di Gaber:

Il desiderio «Amore / Quello che ci manca / Si chiama desiderio // Il desiderio / È la cosa più importante / È l’emozione del presente / È l’esser vivi in tutto ciò che si può fare /  Il desiderio è quando inventi ogni momento / È quando ridere e parlare è una gran gioia / E questo sentimento / Ti salva dalla noia / Il desiderio È la cosa più importante / Che nasce misteriosamente / È il vago crescere di un turbamento / Che viene dall’istinto / È il primo impulso per conoscere e capire / la radice di una pianta delicata / Che se sai coltivare / Ti tiene in vita / Non è più necessario / Se quello che ci manca / Si chiama desiderio // Il desiderio / È la cosa più importante / È un’attrazione un po’ incosciente / È l’affiorare di una strana voce / Che all’improvviso ti seduce / È una tensione che non riesci a controllare / Ti viene addosso non sai bene come e quando / E prima di capire / sta già crescendo / Il desiderio è il vero stimolo interiore / È già un futuro che in silenzio stai sognando / È l’unico motore / Che muove il mondo».

Dato che, comunque, abbiamo fatto fare anche l’esperienza del coltivare e di quanto sia importante recuperare lavori tradizionale e prendersi cura della terra, concludo con un pensiero di Papa Francesco.

Riparto dalla frase iniziale: “Non c’è umanità senza coltivazione della terra” 

Il Papa la spiega così:

Nel lavoro degli agricoltori c’è, infatti, l’accoglienza del prezioso dono della terra che ci viene da Dio, ma c’è anche la sua valorizzazione nell’operare altrettanto prezioso di uomini e donne, chiamati a rispondere con audacia e creatività al mandato consegnato da sempre all’uomo, quello di coltivare e custodire la terra (cfr Gen 2,15). Il verbo “coltivare” richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso: quanta passione, quanta attenzione, quanta dedizione in tutto questo! Si crea quel rapporto familiare e la terra diventa la “sorella” terra. Davvero non c’è umanità senza coltivazione della terra”.

Vi invitiamo a vedere come la curiosità, il desiderio di bellezza ha mosso i nostri ragazzi diventando “il motore che muove e da forma alle cose”.

Camminiamo insieme tra gli stand: lasciamoci guidare dai nostri studenti.

Agli Alunni e ai Genitori

dalla Prof.ssa Aru Simonetta

 

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